Martedì 4 giugno alle ore 20.30 il Centro Cinema Lino Ventura, nell’ambito della X edizione del Festival della Complessità, ospiterà l’incontro “Il viaggio dell’eroe: dialogo fra tarologia, psicologia del profondo e scienza”.
Ne discuteranno insieme:
- Daniele Andrei, laureato in Fisica all’Università di Parma, attualmente in tirocinio presso l’Università Statale di Milano, nel campo di Fisica dei Plasmi per la Fusione Nucleare Controllata, dove studia fenomeni di risonanza in plasmi da fusione;
- Rossella Cocchi, laureata in psicologa ed in tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia, attualmente in formazione presso l’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata – IDIPSI- tiene seminari e laboratori inerenti lo studio del simbolo e delle sue possibilità di utilizzo sia in ambito psicologico-terapeutico che tarologico. Si è incamminata sulla via dei tarocchi seguendo gli insegnamenti di A. Jodorowsky e M. Costa;
- Carlotta Ghironi, psicologa clinica, si è formata come psicoterapeuta junghiana alla scuola Li.s.t.a. di Milano. Si occupa di ricerca nell’ambito del femminile, del percorso individuativo e creativo su cui tiene incontri. Ha lavorato nel campo delle tossicodipendenze, dell’oncologia e della medicina palliativa, lavora privatamente con bambini, adolescenti e adulti a Milano.
L’incontro, ad ingresso libero, è aperto al pubblico fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Carl G. Jung definì “Viaggio dell’eroe” quel processo d’individuazione attraverso cui l’uomo, dal territorio più superficiale della coscienza, l’Io, si incammina verso la sua dimensione più nucleare e genuina, il Sé. Se l’Io utilizza un linguaggio verbale ed un canale analitico, il Sé preferisce un canale intuitivo ed un linguaggio simbolico.
Il processo di individuazione ha a che fare con una esplorazione in cui la persona cosciente viene chiamata a parteciparvi in modo completo e totale. L’individuazione è un processo dinamico, un impulso, un imperativo per l’essere vivente ad incarnarsi pienamente, a sviluppare le proprie potenzialità per diventare veramente sé stesso dentro il mondo empirico di tempo e spazio.
Questo viaggio è scandito da diverse tappe evolutive rappresentate da quei simboli che sostanziano la mente collettiva: gli Archetipi. Secondo Jung gli Archetipi strutturano l’inconscio, sono predisposizioni innate, forme a priori che, in quanto tali, possono essere svelate ed inferite solamente tramite immagini. Il fine della ricerca dell’uomo consiste nel distaccarsi dalla collettività per aprire un dialogo profondo tra la propria coscienza e la dimensione archetipica inconscia, l’eroe getta luce nell’ombra per conoscersi nella propria unicità e tendere ad una dimensione di completezza.
Il viaggio è scandito da eventi significativi e ricchi di senso che ne influenzano e segnano in modo evidente lo svolgersi. Tali eventi che mettono in moto l’uomo, lo animano e lo identificano nel suo percorso, sono determinati dal principio fisico della Sincronicità, e carichi di una dimensione significativa e fondamentale per la narrazione di un vita.
L’esperienza con il Tarocco propone questo viaggio attraverso alcuni simboli portanti del nostro mondo psichico rappresentati allegoricamente dagli Arcani maggiori.
Il Tarocco è una figura simbolica ed archetipica di quel contenitore psichico universale definito “inconscio collettivo”: gli Arcani sono rappresentazione e specchio della psiche. Invece di utilizzare il Tarocco come strumento oracolare e divinatorio finalizzato a svelare un ipotetico futuro, esso è posto al servizio di una nuova modalità di ricerca del proprio Sé, forte del fatto che solo muovendo sicuri passi nel presente è possibile incamminarsi liberamente verso il futuro.
Su questo terreno comune psicologia analitica e tarologia incontrano la fisica quantistica nel principio di Sincronicità.
A differenza del principio di causalità, la sincronicità si dimostra un fenomeno connesso principalmente con processi che si svolgono nell'inconscio. Alla psiche inconscia spazio e tempo sembrano relativi, ossia la conoscenza si trova in un continuum spaziotemporale in cui lo spazio non è più spazio e il tempo non è più tempo. In questa dimensione avvengono fatti psichici e reali che sono legati da nessi di significato e non da causa effetto.
Il fine di questa esperienza è quello di aprire, attraverso l’uso di immagini simboliche, quel canale intuitivo che può essere grande alleato per sondare zone ancora sconosciute del proprio Sé e da cui scaturisce quel processo di racconto e di narrazione che crea possibilità e libera risorse. La cornice simbolica, attraverso l’arte e l’estetica, apre ad una condizione onirica quasi fiabesca che, percepita come non pericolosa, consente l’emersione sia di contenuti difficili che di nuove prospettive.
"La mente ha una base poetica e, come tale, fondata non sulle microstrutture del cervello o del linguaggio, ma su quelle storie mitiche, protagonisti gli Dei, che al nostro agire, credere, sentire e soffrire offrono modelli fondamentali e insieme la dimora in cui sussistere...Il fine della psicoterapia è educare alla capacità immaginativa ed insegnare l'arte di vivere fra le immagini" (Hillman).