Con-versi-amo la poesia riprende con Alexander Puskin, che fu definito da Dostojevskj "Principio di tutti i princìpi".
Luca Ariano, Edmondo Busani e Bianca Venturini ci propongono, secondo la loro particolare sensibilità di amanti della poesia, un confronto tra diverse traduzioni del poeta che viene considerato il padre della poesia russa e il suo innovatore.
Con letture in lingua originale di Kumusch Imanalieva.
Ettore Lo Gatto, grande slavista, scrive:" Fu soprattutto poeta lirico: non solo, anche la sua poesia epica, la sua poesia drammatica, e perfino la sua prosa furono il risultato della sua natura lirica". La sua produzione tocca tutti i generi e in effetti giustamente di lui Marina Cvetaeva scrisse : "è stato un maestro di generazioni" (ne "Il mio Puskin").
I critici lo considerano una delle migliori espressioni del romanticismo russo; non dobbiamo inoltre dimenticare che lasciò anche una forte impronta in campo musicale. Tra l'altro di deve a lui (ad un piccolo dramma teatrale scritto nel 1830) il mito dell'avvelenamento di Mozart da parte di Salieri.
Puskin nasce in una famiglia di piccola ma antica nobiltà nel 1799 e viene allevato -secondo gli usi delle famigli nobili del tempo- da una serie di precettori francesi e russi in un clima di fredda distanza emotiva dai genitori, circondato però da numerose figure femminili. Fondamentali saranno gli anni del liceo e degli studi successivi. Fondamentale anche (e fatale) l'amore per la bellissima Natalja, che diventerà sua moglie e madre dei suoi quattro figli. Proprio la bellezza della donna e la sua condotta frivola porteranno ad una serie di chiacchiere e pettegolezzi di corte sulla sua fedeltà. Sarà quindi costretto, seguendo il rito sociale del suo ambiente in quel tempo, a sfidare a duello un rivale. Ferito gravemente, morirà due giorni dopo, nel più romantico dei modi. Un poeta romantico dunque, dominato dallo spleen, che fonde vita e opere, nella vita e nella sua stessa morte.
La rosa
Dov'è la nostra rosa,
Amici miei?
E' appassita la rosa,
Figlia dell'alba.
Non dire: così
Appassisce la giovinezza!
Non dire:
Ecco la gioia della vita!
Dì al fiore:
Addio, mi dispiace!
E il giglio
mostra a noi.