CONTRO IL PARERE DI MOLTI
NULLA HO DA SEGNALARE.  L'AUTUNNO
E' ANCORA NELLE FOGLIE ACCARTOCCIATE
CHE IL VENTO CONTENDE ALLA RAMAZZA.
IN QUESTO SOLE UN PO' LUNATICO
CHE SCOTTA COME FEBBRE O FINGE
UN CERCHIO BIANCO DI SATELLITE.
CON IDENTICA MANO
TOCCAVA I PRUNI DELL'ORTO
E ILLIVIDIVA LA SERA NEL TEMPO
DEI GIOCHI DI CORTILE.
CONFORTA RICONOSCERNE IL VOLTO
POTERGLI DIRE COME A UN VECCHIO AMICO
CHE IL TEMPO PER LUI NON E' PASSATO.

In Antonia Gaita la parola poetica stupisce e affascina il lettore per la sua capacità evocativa che immette in un dialogo interiore profondo o esplora in modo disincantato il senso dell'esistenza. Non si può parlare di un vero e proprio stacco tra le tre raccolte cui ci riferiamo nella conversazione di oggi, piuttosto di un continuo avanzare attraverso territori non solo interiori, spesso anche concreti e quotidiani.
E così il ritorno da una scuola di montagna o il passaggio da un paese di campagna o il ricordo di una festa o di una giostra si elevano -dal particolare quotidiano- ad una osservazione universale. Anche uno scoglio su cui ci si siede col piede toccato dall'acqua della battigia può evocare una propria personalissima storia, il suo lungo cammino da un'età primordiale fino alla conquista della sua sede attuale.
Allo stesso modo un luogo di per sé poco poetico come  il Catasto, raggiunto dopo " quasi una scalata" per "probabili porte malchiuse" che hanno bloccato l'ascensore -luogo sgradito ai più- con un volo pindarico ci fa "approdare a mura ariose/ dove i lecci frangono tramonti./ Dove si sente il mare."  Solo i poeti fanno questi miracoli.  E subito dopo incontriamo le stagioni, l'estate, la primavera, l'inverno…

Dalla nota di Bianca Venturini