Questo è un libro breve composto da 12 racconti, dodici veloci frammenti di vita. Ogni racconto ha come titolo le sigle trilittere degli aeroporti di partenza e di arrivo, dodici viaggi e dodici personaggi che si passano il testimone sfiorandosi nei voli aerei che li raccordano tra loro.
Sono storie incatenate l'una con l'altra, testimonianze emblematiche di problemi familiari, storie d'amore verso il naufragio, segreti custoditi con profonda cura. Ogni personaggio, in poche pagine, par4te: sale su un aereo, si muove e nel movimento vive, amplificata, la precarietà dell'esistenza. Di ogni storia raccontata, sappiamo poco intuendo molto. Il lettore prova intensamente la sensazione di aver incontrato i personaggi in un momento chiave della loro vita, nel mezzo di una turbolenza che gli ricorda quanto effimera e precaria può essere la sicurezza.
David Szalay riesce con la sua scrittura essenziale, insieme chirurgica ed empatica, a rendere straordinarie e universali delle narrazioni quotidiane e individuali. Sono storie accennate, sprazzi di umanità di cui quello che sappiamo è poco ma di cui possiamo intuire tanto.
Terminato il libro, ai lettori sembra di conoscere nel profondo questi personaggi, invece di averli solo sfiorati. Nel non detto li abbiamo riconosciuti.