In questo romanzo, breve quanto intenso, ci sono tre personaggi.
C'è Michka, una vecchia signora con un'aria ancora da ragazza. Per tutta la vita ha lavorato e giocato con le parole, ma ora qualcosa non funziona più. Le parole si nascondono, le fanno i trabocchetti e lei sente che le sta perdendo.
Con lei fin dall'inizio c'è Marie, una giovane donna che da bambina ha trasformato la casa di Michka in un rifugio e la vicina di pianerottolo in una famiglia.
Con loro arriva Jerome, un uomo di 35 anni che di lavoro cerca di salvare le parole di persone spaventate che non le trovano più.
Prende per mano Michka, vorrebbe aiutarla, curarla, ma dopo i primi incontri i ruoli si mischiano e non è più chiaro chi sia a proteggere l'altro.
Delphine De Vigan racconta la vecchiaia senza fronzoli ma con sensibilità e perentoria delicatezza. In questo libro, con una prosa essenziale, ricca di dialoghi che strappano sorrisi, la scrittrice francese imbastisce trame ricche di leggerezza e umanità.
Questo è un racconto malinconico e confidenziale, una narrazione che non maledice la malattia ma, con toni lievi, cerca di festeggiare la vita anche quando sta scivolando via.