Ogni mese il gruppo I lettori della Guanda si riunisce per discutere del libro scelto, in modo informale, aperto e accogliente, dando spazio alla narrativa contemporanea e ai classici moderni così da scoprire nuovi autori e far conoscere i propri scrittori preferiti agli altri. Chiunque voglia partecipare per condividere le proprie passioni e i propri gusti letterari è il benvenuto.
Il libro del mese di gennaio dei Lettori della Guanda è Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij (1848).
Le notti bianche è un racconto giovanile di Dostoevskij, pubblicato nel 1848 sulla rivista "Annali patrii". Il titolo prende spunto dal periodo estivo dell'anno in cui, nella Russia del nord, il sole tramonta dopo le dieci. Il protagonista è un sognatore romantico, smarrito all'interno della propria vita impalpabile. Gli accade di incontrare, durante una di queste notti, mentre si aggira tra le strade deserte e gli edifici, una ragazza triste e sola, che risveglia in lui l'amore. La narrazione si svolge nell'arco di quattro notti durante le quali i due giovani discorrono immersi ora nel sogno ora nella realtà. La cosa straordinaria che risulta dalla lettura è che la coscienza dell'uomo di Pietroburgo della seconda metà dell'Ottocento non è poi così differente da quella dell'uomo contemporaneo.
Fëdor Dostoevskij è stato un autore russo, considerato uno dei pensatori e romanzieri più influenti dell'Ottocento. Figlio di un medico, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. Nel 1837 morì sua madre e Dostoevskij venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequentò controvoglia. Diplomatosi nel 1843, rinunciò alla carriera e, lottando con l’indigenza e con i disagi di una salute cagionevole, cominciò a scrivere: il suo primo libro Povera gente (1846) ebbe gli elogi della critica. Nello stesso anno uscì il suo secondo romanzo, Il sosia, storia di uno sdoppiamento psichico per il quale il protagonista viene progressivamente travolto nell’incubo di un altro se stesso. Due anni dopo venne dato alle stampe Le notti bianche (1848). Nel 1849, per aver aderito a un circolo di intellettuali socialisti, Dostoevskij venne condannato a morte con gli altri membri del gruppo; ma il giorno stesso dell’esecuzione giunse la «grazia» dello zar (si trattava infatti di un’atroce messinscena punitiva) e la condanna fu commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Quello che seguì fu per Dostoevskij un periodo durissimo (cominciò tra l’altro a manifestarsi in lui l’epilessia) e lo scrittore lo rievocò con estrema intensità in un libro pubblicato qualche tempo dopo: Memorie da una casa di morti (1861-62). Dostoevskij dovette trascorrere quattro anni a Semipalatinsk arruolato come soldato semplice, prima di poter tornare (1858) a Pietroburgo. Nel 1857 si era sposato con una giovane donna, vedova con un figlio. Nel 1861 Dostoevskij cominciò la propria attività giornalistica e nel 1864 gli morirono moglie e figlio. Nel 1865 diede alle stampe Memorie dal sottosuolo e l'anno dopo apparve Delitto e castigo. Nel 1867 Dostoevskij sposò la propria stenografa, Anna Snitkina e pubblicò Il giocatore, poi, perseguitato dai creditori, lasciò con la moglie la Russia, viaggiando in Germania, Francia, Svizzera, Italia. Visse all’estero circa cinque anni e in quel periodo scrisse L’idiota. Tornato in Russia, pubblicò nel 1873. Nel 1879-80 vide la luce l’ultimo romanzo di Dostoevskij, I fratelli Karamazov. Lo scrittore era ormai famoso quando, repentinamente, fu colto dalla morte.