Alla presenza dell’assessora Nicoletta Paci (Assessore alla Partecipazione e ai Diritti dei cittadini), la scrittrice Maria Pia Ammirati ha concluso la terza edizione del laboratorio/concorso di scrittura Letto riletto e riscritto premiando i migliori scritti dei ragazzi del Liceo G. Ulivi e del Liceo G. Marconi
Nella presente edizione i ragazzi hanno prodotto aggiunte e variazioni narrative partendo dal testo Le voci intorno, di Maria Pia Ammirati
La classifica finale
Primo classificato Simone Saccani (Liceo Bertolucci 1 F)
Motivazione della giuria
E’ bravo Simone Saccani nell’articolare sequenze narrative fortemente evocative che ci conducono al nocciolo esistenziale intorno a cui ruota la vicenda di Alice. Saccani ci impone, in modo commovente e convincente, un ribaltamento di prospettiva. Laddove gli eventi appaiono fortemente segnati dall’azione del caso (la ragazza conosciuta per caso che si mette alla guida) e di un fato schiacciante che non lascia al singolo uno spazio di azione, se non quello di attendere che i fatti accadano da sé, ecco che improvvisa si accende una luce nuova ed inaspettata; ed è il personaggio della madre che impone questo cambio di prospettiva aiutando Alice ad approdare ad una nuova consapevolezza. Il mondo del sonno e della morte in qualche modo ci attrae. La vita fa paura perché in ogni istante saremo chiamati a fare una scelta. L’inferno di Alice sembra escludere questa capacità di scegliere. Ma non è così. In ogni nostro personale inferno, pur schiacciati, in ogni momento, possiamo scegliere la strada da percorrere. Tornare indietro o andare avanti. Forse come Alice abbiamo bisogno di un aiutante. Come Alice, in ogni istante, possiamo dire: “Sposto il cambio. Prendo la mia decisione”.
Secondo classificato: Antonino Di Sario (Liceo Ulivi 2 H)
Motivazione della giuria
Con scrittura precisa e incalzante Antonino DI Sario ci narra del bisogno impellente di autenticità. Si cala nell’incubo di Alice, nel sonno del corpo e della mente, ove anche le “voci intorno” si sono spente, affrante ed esauste. Eppure in questo buio si è accesa la luce della consapevolezza e della comprensione. “Tutto a un tratto ogni cosa mi è chiara”, dice a sé stessa Alice. Il sonno orribile in cui è immersa non è che la metafora potente del sogno (più spesso un incubo) in cui Alice, ma ancor più il padre, è da sempre imprigionata, rifiutandosi di vedere e affrontare la realtà. Questa assoluta opposizione fra sonno, sogno, finzione, da una parte, e il mondo reale, il mondo della vita e della morte, della verità e dell’autenticità, dall’altra, è il solo pensiero intorno a cui, ossessiva, si arrovella la riflessione di Alice. E non è tardi per liberarsi dalle catene della finzione, per risvegliarsi, per vedere i fatti del mondo per quello che sono. Questo è il risveglio vero che attende Alice, che è liberazione dal velo di Maya, rassicurante, che ottunde la rappresentazione di se stessi e del mondo. E’ questo che deve accadere. Ad ognuno di noi.
Terzo classificato: Sofia Montacchini (Ulivi 1 F)
Motivazione della giuria
Sofia Montacchini, con una scrittura accurata, ci accompagna nel viaggio intrapreso da Alice. Un viaggio circolare in cui inizio e fine sembrano coincidere. L’infanzia, caratterizzata dal ricordo della madre che canta una dolce ninna nanna per far addormentare Alice. Poi la lunga discesa agli inferi, dove un altro sonno, di mesi e di anni, attende Alice e dove anche le voci amiche cessano; un incubo in cui Alice costeggia il confine fra follia, sogno e il desiderio e la paura della morte. Nel buio si interroga ossessivamente su questo confine, su questi luoghi che si oppongono, si scambiano e si confondono. Senza una risposta Alice chiude il cerchio della sua peregrinazione approdando di nuovo al mondo rassicurante, confuso e sognante delle nenie materne. Un mondo drogato, fatto di sogni e di allucinazioni, desiderabile, ma finto, ci dice Sofia Montacchini. Ed è in questa consapevolezza che il cerchio si spezza, deve essere spezzato. Alice può rompere il guscio, uscire dal sogno e dall’allucinazione, svegliarsi alla vita, certo in un territorio più insicuro. Alice può dire, infine, a se stessa “quindi, adesso, sono solo io. Io e la mia vita”.
Menzioni speciali della giuria
Alice Musso (Bertolucci 2 B)
Alice coniuga la dimensione del vissuto personale del padre, della sua sofferenza senza rimedio, con una dimensione più universale: teologica, che lo spinge a rivolgersi direttamente a Dio, e ontologica in cui si interroga sulla propria essenza, ormai quasi priva di realtà e consistenza, e ridotta ad essere “soltanto una voce”, una delle tante.
Angelica Eguia (Ulivi 2 E)
La risoluzione per niente scontata introduce un nuovo punto di vista, quello della sorella Aurora, che fa luce su un aspetto inedito della malattia di Alice: la condizione, spesso invisibile e appesantita dal dolore, di coloro che si trovano accanto a una persona in coma. Nel testo emergono, in maniera cruda ma con terribile e realistica chiarezza, il bisogno di attenzioni e la voglia di normalità, a volte anche l’egoismo se non addirittura il risentimento, dei famigliari la cui vita è stata sconvolta dall’incidente.
Sofia Ceresini (Bertolucci 1 F)
Nel testo della Ceresini la genuinità delle immagini descritte che crea una narrazione scorrevole dalla piacevole lettura si coniuga a una struttura temporale originale e quasi filmica. Dal testo attraverso oculate scelte sintattiche e metaforiche emerge il forte accento sull'amore per la vita e l'ostinata forza di volontà il che rende commovente il ripetersi di una dolcissima immagine floreale, filo che lega Alice a sua madre e dunque alla sua rinascita.
Luigi Li (Ulivi 2 E)