Ripensare le istituzioni totali
1968. L’Ospedale psichiatrico di Colorno
Il pensiero sociologico della seconda metà del Novecento identificò, sviscerò ed elaborò la natura della istituzione totale, definendo così tutte quelle forme organizzate di vita che si svolgono separate dalla società, con organizzazione interna ed autonoma. Prevede l'allontanamento e l'esclusione dal resto della società dei soggetti istituzionalizzati, l'organizzazione formale e centralmente amministrata del luogo e delle sue dinamiche interne, il controllo operato dall'alto sui soggetti-membri.
Sull’istituzione totale manicomio la sociologia la psicanalisi e la farmacologia in quegli anni fornirono alla psichiatria nuovi strumenti per accostarsi alla malattia mentale e alle sue cause. I nuovi orizzonti incrociarono la travolgente spinta libertaria degli anni sessanta, producendo scintille di sperimentazione generose ed impetuose. Il nuovo sguardo sul manicomio e sui malati produsse il rifiuto dell’istituzione e la presa di posizione di quei medici che sostenevano la terapia non coercitiva, dei politici provenienti da quella schiera di uomini che aveva fatto la resistenza, degli studenti che credevano nel potere della rivolta e delle manifestazioni pubbliche, nella capacità di cambiamento di una società che non aveva mai voluto vedere la violenza dell’istituzione totale. Adesso tutti dovevano vedere, sapere e prendere posizione.
A Parma iniziò il nuovo corso nel 1965, con Mario Tommasini assessore provinciale.
Un uomo profondamente libertario, privo della capacità di esercitare potere usò la sua funzione pubblica per fare conoscere l’inferno dell’istituzione. ‘I malati vivevano in condizioni indescrivibili: ammassati in cinquanta, sessanta, cento, in squallidi cameroni, nudi, seminudi, legati, in mezzo alle feci, alle urine… ma quello che mi fece agghiacciare fu che avevo ritrovato lì, a Colorno, non decine, ma decine e decine di compagni, compagne, persone che abitavano nei nostri quartieri e che tutti conoscevano bene. Una parte della popolazione della città che negli anni era stata rapita dalle proprie case. E in particolare molti partigiani. Dunque i ribelli, coloro che non accettavano le regole del gioco, della disoccupazione, della miseria, dell’ingiustizia, del potere, della gerarchia, dell’efficienza a tutti i costi ‘.
Mario Tommasini riconosce e viene riconosciuto dai vecchi compagni, in questo scambio di riconoscimenti riaffiora l’umanità nella sua nuda dignità. Se prima pensava che i manicomi esistevano perché esistevano i matti, ora aveva la consapevolezza che si diventava matti quando venivano a mancare le reti di protezione sociale, se si era poveri e si dava spettacolo di sé. La società si protegge isolandoti, se dai fastidio legandoti.
Entrò in contatto con Franco Basaglia e con lui iniziò la collaborazione che portò a realizzare a Colorno e a Parma progetti per permettere alternative all’istituzionalizzazione: cooperative di lavoro, organizzazione di vita in piccoli appartamenti, lavoro agricolo.
Il primo libro curato da Basaglia “Che cos’è la psichiatria?” venne stampato nel 1967 dall’Amministrazione Provinciale di Parma, la copertina disegnata da Hugo Pratt.
Della battaglia per cambiare il manicomio si ricorda lo sciopero dell’ aprile 1968: studenti, medici, infermieri e volontari sfilarono in città indossando camicie di forza per rendere pubblica la violenza del trattamento manicomiale. Allo sciopero si giunse per ottenere l’assunzione di un numero adeguato di infermieri, necessari per attivare progetti specifici sui singoli ricoverati. L’operazione produsse un messaggio mediatico molto efficace.
Dal 1970 per qualche mese Basaglia fu direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Colorno, fino al suo incarico a Trieste nel 1971. Oggi che Franco Basaglia e molti suoi collaboratori non ci sono più, che Mario Tommasini e Vincenzo Tradardi se ne sono andati, rimane il ricordo di una visione di società aperta e dialogante, desiderosa di non lasciare indietro nessuno, generosa e solidale; va ricordato comunque che il disegno della legge 180 ha avuto applicazione parziale mano a mano che la forza della denuncia si affievoliva ed emergevano nuove priorità per i politici, scaricando sulle famiglie problematiche enormi.